Come in tutto il mondo, gli effetti del credit crunch si fanno sentire anche a Glasgow, la citta’ piu’ grande della Scozia e la terza per grandezza in tutta la Gran Bretagna. Durante l’eta’ d’oro dell’impero britannico, Glasgow era infatti la “Seconda Citta’ dell’Impero” ed era conosciuta come “the workshop of the world” perche’ qui si trovavano i cantieri navali piu’ grandi al mondo, in cui si costruivano i liner piu’ immensi e piu’ lussuosi (il Titanic e’ stato uno dei pochi che non abbiamo fatto noi). Per questo, si puo’ dire che Glasgow e’ stata la prima vera citta’ industriale al mondo. Ma la storia di Glasgow teneva in serbo un altro onore, quello di essere poi diventato, in concomitanza con il crollo progressivo dell’impero, la prima citta’ post-industriale al mondo. Nel dopoguerra, Glasgow ha sofferto una depressione che ha durato ben 30-40 anni, e in quel periodo i livelli di poverta’ erano tali che la citta’ “godeva” di una pessima reputazione che la vedeva definita spesso come uno dei posti piu’ deprimenti in tutta l’Europa occidentale. Addirittura, la popolazione della citta’ e’ stata dimezzata per via di una ridefinizione delle sue frontiere – in effetti, nella citta’ sono rimaste poche zone benestanti, come il West End, e tante zone povere in cui un lavoro era piu’ di quanto si poteva sperare. E’ stato solo negli anni ottanta che la citta’ ha cominciato a riprendersi, gli edifici sono stati ripuliti, cambiando il volto della citta’, e l’economia della citta’ ha cominciato ad orientarsi verso il settore dei servizi, in particolare i call centre. Certo, un lavoro in un call centre non pagava abbastanza da sostenere una famiglia intera (come invece il salario di un operaio nei cantieri avrebbe fatto), ma i call centre almeno sono stati meglio di niente.
Questo preambolo serve per contestualizzare la situazione in cui Glasgow si trova adesso, nell’attuale recessione. Visto che il mondo ormai e’ molto piu’ globalizzato rispetto a prima (prova a dirlo, pero’, a quelli che lavoravano nei cantieri e che costruivano navi per clienti in ogni angolo della terra!), naturalmente Glasgow soffre come soffrono tutte le citta’. La prima vittima del credit crunch e’ stata il mercato immobiliare: prima della crisi, qui al West End, gli appartamenti si vendevano a prezzi astronomici, ed era perfettamente normale che il prezzo di vendita arrivasse ad un 30-40% in piu’ rispetto al prezzo base. La domanda era fortissimo. Era impossibile per i “first-time buyers” comprare casa qui, e quelli che erano gia’ padroni ri-investivano subito i proventi della vendita nella nuova casa, anche quella comprata per forza ad un prezzo altissimo. Una situazione assurda, insomma, ma pochi se ne lamentavano perche’ ci sentivamo ricchi tutti (o quasi). E’ ormai da piu’ di un anno che il mercato immobiliare qui a Glasgow e’ fermo come mai prima. In pratica, e’ pressappoco impossibile vendere la propria casa, a qualsiasi prezzo. L’unica cosa sicura e’ che passeranno tanti anni finche’ non torneremo alla situazione di un anno e mezzo fa, quando sembrava che i prezzi avrebbero continuato a salire senza soluzione di continuita’.
Poco dopo l’inizio della crisi immobiliare, ha avuto inizio la crisi sulla “high street”. Una miriade di grandi nomi del retailing britannico hanno cominciato – apparentemente d’improvviso – a fallire. La Woolworths, una delle catene piu’ storiche e amate del paese, si e’ trovata nei guai, e nonostante la forza del brand, nessun investitore ha voluto salvarla. Nel giro di poche settimane, tra dicembre e gennaio, piu' di 800 filiali Woolworths hanno chiuso le porte per l’ultima volta, comprese quelle filiali che guadagnavano bene, come quella qui a Byres Road (nel cuore del West End). Decine di migliaia d'impiegati si sono trovati disoccupati, con poca speranza di trovare un nuovo lavoro, almeno nel breve termine. Qualche giorno fa, ho sentito, invece, che il brand e’ stato comprato e che Woolworths sopravivera’ – ma solo online, con qualche decina d'impiegati (una storia molto contemporanea, questa). In ogni caso, a Byres Road non si vedra’ mai piu’ l’insegna della Woolworths e chissa’ quanto tempo passera’ finche’ non trovino un’altra societa’ per occupare l’ampio sito ex-Woolworths. Ed e’ mica solo al West End che ci si sente la crisi. Fino all’anno scorso, Buchanan Street, in pieno centro, e’ stata la settima strada al mondo in termini dell’affitto richiesto per un negozio. Indubbiamente, scendera’ adesso nella classifica, ma chi sa davvero fino a che punto scendera’? Stiamo a vedere.
Nel frattempo, le banche britanniche hanno subito una crisi che a loro sembrava impensabile. Northern Rock per primo, poi Bradford & Bingley, HBOS e RBS (quest’ultimo il quinto gruppo bancario al mondo in termini di capitale sociale) sono state salvate dai contribuenti. Miliardi di sterline sono state stanziati per assicurare che non andassero in rovina, nonostante l’opinione contraria di tanti contribuenti secondo cui sono state le banche stesse a far arrivare il mondo sull’orlo del fallimento. Proprio in questi giorni i CEO – in gran parte scozzesi, provenienti proprio da queste parti – delle banche salvate sono stati costretti a spiegare le azioni e decisioni prese negli ultimi anni davanti alla “giuria” della Treasury Committee. Da una parte, sono disposti a sparare scuse a raffica, ma nello stesso momento non sono disposti a rinunciare ai propri premi (parliamo di milioni di sterline a testa). Questo perche’ in fin dei conti non credono di essere stati la causa principale della crisi. Non si sente nominare spesso la Enron in questi giorni, ma pare che il comportamento di quelli ai vertici della Enron e’ stato proprio il modello di quelli ai vertici delle banche salvate. Sembra che la fine che ha fatto Enron e i suoi capi non bastava per dissuadere i banchieri da un approccio fin troppo simile. Sempre a Byres Road, le 5 filiali di banche diverse che si sono trovate li finora si troveranno ridotte ad una filiale di un’unica banca, la spagnola Santander.
Sul telegiornale in questi mesi non si sente altro che brutte notizie in merito all’economia. Si dice che siamo entrati in una crisi paragonabile solo al “Wall Street Crash" degli anni 30. Sara’ anche vero, ma la situazione di oggi e’ ben diversa da quella di allora. Il Crash del 1929 ha avuto delle conseguenze terribili per l’Europa pochi anni dopo (mentre l’America e’ entrata in un periodo di crescita economica che l’ha resa l’unico superpower sulla pianeta). Come dicevo prima, il mondo ormai e’ piu’ globalizzato di prima, ma nell’epoca del cosidetto terrorismo islamico, dobbiamo solo sperare che le conseguenze della crisi attuale non saranno paragonabili a quelle del 1939-45 (II world war). Gia’ in queste ultime settimane abbiamo visto la reazione contro i tecnici italiani che lavorano temporaneamente su un progetto in Inghilterra. In tempi come questi, il nazionalismo troppo facilmente si fa sentire.
L’elezione di Obama alla presidenza americana e’ forse l’unica vera fonte di speranza in questi giorni. Con lui al timone, forse riusciremo a voltare pagina e a scatenare la ripresa economica. A dire la verita’, come ho cercato di spiegare all’inizio di quest’articolo, Glasgow ha gia’ visto di peggio, e la gente grintosa di questa citta’ non si lascera’ rovinare dalla recessione. E’ una questione di tempo. L’unica cosa e’ che non si sa quanto tempo ci vorra’…
di Gordon Fisher