Ho deciso di votare Franceschini dopo aver letto le tre mozioni e dopo aver ascoltato i tre interventi alla Convenzione Nazionale dell’11 ottobre scorso.
Franceschini si e’ nettamente distinto da Bersani e Marino. Paradossalmente il discorso di Bersani ne ha evidenziato tutti i limiti per aspirare al ruolo di leader. Ha letto continuamente usando un tono e uno stile noiosissimi tipici della prima Repubblica. Ancorato a un politichese che non si capisce, antiquato rispetto alla dialettica richiesta a un leader di un grande partito del XXI secolo. Franceschini e’ stato l’unico dei tre a parlare a braccio infiammando la platea con l’attacco diretto a Berlusconi e soprattutto a d’Alema, che era in platea, accusato tra le altre cose di essersi speso in questi 2 anni esclusivamente per far cadere Veltroni e per indebolire tutto il partito.
I maggiori applausi sono andati a Franceschini sebbene il 60% dei delegati in sala fossero stati eletti con la mozione Bersani. In quel momento si e’ capito che Dario potrebbe veramente farcela a vincere le primarie tanto piu’ che la differenza tra gli iscritti di chi ha votato Bersani e Franceschini e’ di sole 85.000 unità. Se alle primarie votassero 2 milioni di persone la gerarchia sarebbe facilmente capovolta. Il dato positivo e’ che queste primarie sono primarie vere e 'sta volta non si chiamano “primarie” perché si sa già “prima” chi vince.
Bersani e’ un persona seria e preparata che potrà ricoprire un ruolo importante nelle politiche economiche del partito ma non ha la statura del leader cosi' come non ce l'ha Marino. Il carisma, almeno quello, ce l’avrebbe d’Alema che non ha avuto pero' il coraggio di candidarsi e di provarsi col voto dei cittadini. Non volendo rinunciare al suo potere si e’ inventato la copertura Bersani.
Quindi non voto Bersani perché e’ d’Alema che lo controlla e perché fra i suoi grandi sostenitori, che gli porteranno molti voti d’apparato ma a cui dovrà rispondere, si trovano gli artefici di veri e propri disastri: Bassolino per la Campania e il governatore della Calabria Loriero. Franceschini vuole rinnovare la classe dirigente e i sui sponsor maggiori sono Fassino e Debora Serracchiani.
Non voto Bersani perché ha più volte detto che tornerà a far eleggere il segretario ai soli iscritti. Infatti tra gli apparati delle tessere i dalemiani sono fortissimi. Franceschini se eletto non toglierà mai il diritto ai cittadini di votare alle primarie; vero fiore all’occhiello del PD, in questo unico in Europa.
Non voto Bersani perché vuole spostare il PD a sinistra. Vuole tornare in sostanza ai DS e fare alleanze con il nuovo centro di Casini e Montezemolo costringendo all’uscita molti dei moderati del PD. Se così fosse mi chiedo che l’abbiamo fatto a fare il Partito? potevamo rimanere al 16% dei Democratici di Sinistra e al 10% della Margherita. Questo schema prevede la riforma elettorale proporzionale di tipo tedesco in cui il nuovo centro farà da ago della bilancia e noi rischiamo di stare all’opposizione per altri 35 anni. E’ chiaro che in date condizioni Casini se deve scegliere andrà sempre a destra, come ha sempre fatto. Franceschini a un’idea di coalizione che prevede un bipolarismo in cui il leader del maggiore partito dello schieramento diventa Presidente del Consiglio. Con l’idea di Bersani si ripiomba ai tempi della DC in cui i primi ministri non venivano indicati dagli elettori ma dai partiti dopo il voto. Con Bersani segretario del PD il papabile premier sarebbe Enrico Letta se non addirittura Casini. Con Bersani si torna a coalizioni litigiose e trasformiste. Franceschini crede in un PD a vocazione maggioritaria che non vuol dire ovviamente autosufficiente. Ma ha l’ambizione di pensare il PD intorno al 30-35% che possa allearsi con l’IDV, Sinistra e Libertà, socialisti, radicali e con una parte di centro che a quel punto sarebbe depotenziato di quel potere contrattuale che, se vincesse Bersani, sarebbe la pietra tombale per le aspirazioni di governo del Partito Democratico.
Franceschini si e’ nettamente distinto da Bersani e Marino. Paradossalmente il discorso di Bersani ne ha evidenziato tutti i limiti per aspirare al ruolo di leader. Ha letto continuamente usando un tono e uno stile noiosissimi tipici della prima Repubblica. Ancorato a un politichese che non si capisce, antiquato rispetto alla dialettica richiesta a un leader di un grande partito del XXI secolo. Franceschini e’ stato l’unico dei tre a parlare a braccio infiammando la platea con l’attacco diretto a Berlusconi e soprattutto a d’Alema, che era in platea, accusato tra le altre cose di essersi speso in questi 2 anni esclusivamente per far cadere Veltroni e per indebolire tutto il partito.
I maggiori applausi sono andati a Franceschini sebbene il 60% dei delegati in sala fossero stati eletti con la mozione Bersani. In quel momento si e’ capito che Dario potrebbe veramente farcela a vincere le primarie tanto piu’ che la differenza tra gli iscritti di chi ha votato Bersani e Franceschini e’ di sole 85.000 unità. Se alle primarie votassero 2 milioni di persone la gerarchia sarebbe facilmente capovolta. Il dato positivo e’ che queste primarie sono primarie vere e 'sta volta non si chiamano “primarie” perché si sa già “prima” chi vince.
Bersani e’ un persona seria e preparata che potrà ricoprire un ruolo importante nelle politiche economiche del partito ma non ha la statura del leader cosi' come non ce l'ha Marino. Il carisma, almeno quello, ce l’avrebbe d’Alema che non ha avuto pero' il coraggio di candidarsi e di provarsi col voto dei cittadini. Non volendo rinunciare al suo potere si e’ inventato la copertura Bersani.
Quindi non voto Bersani perché e’ d’Alema che lo controlla e perché fra i suoi grandi sostenitori, che gli porteranno molti voti d’apparato ma a cui dovrà rispondere, si trovano gli artefici di veri e propri disastri: Bassolino per la Campania e il governatore della Calabria Loriero. Franceschini vuole rinnovare la classe dirigente e i sui sponsor maggiori sono Fassino e Debora Serracchiani.
Non voto Bersani perché ha più volte detto che tornerà a far eleggere il segretario ai soli iscritti. Infatti tra gli apparati delle tessere i dalemiani sono fortissimi. Franceschini se eletto non toglierà mai il diritto ai cittadini di votare alle primarie; vero fiore all’occhiello del PD, in questo unico in Europa.
Non voto Bersani perché vuole spostare il PD a sinistra. Vuole tornare in sostanza ai DS e fare alleanze con il nuovo centro di Casini e Montezemolo costringendo all’uscita molti dei moderati del PD. Se così fosse mi chiedo che l’abbiamo fatto a fare il Partito? potevamo rimanere al 16% dei Democratici di Sinistra e al 10% della Margherita. Questo schema prevede la riforma elettorale proporzionale di tipo tedesco in cui il nuovo centro farà da ago della bilancia e noi rischiamo di stare all’opposizione per altri 35 anni. E’ chiaro che in date condizioni Casini se deve scegliere andrà sempre a destra, come ha sempre fatto. Franceschini a un’idea di coalizione che prevede un bipolarismo in cui il leader del maggiore partito dello schieramento diventa Presidente del Consiglio. Con l’idea di Bersani si ripiomba ai tempi della DC in cui i primi ministri non venivano indicati dagli elettori ma dai partiti dopo il voto. Con Bersani segretario del PD il papabile premier sarebbe Enrico Letta se non addirittura Casini. Con Bersani si torna a coalizioni litigiose e trasformiste. Franceschini crede in un PD a vocazione maggioritaria che non vuol dire ovviamente autosufficiente. Ma ha l’ambizione di pensare il PD intorno al 30-35% che possa allearsi con l’IDV, Sinistra e Libertà, socialisti, radicali e con una parte di centro che a quel punto sarebbe depotenziato di quel potere contrattuale che, se vincesse Bersani, sarebbe la pietra tombale per le aspirazioni di governo del Partito Democratico.
3 commenti:
franceschini ce la puo' fare.
dopo bassolino e loriero ora lapo-marrazzo. come li sceglie i sostenitori bersani?
via loriero, via bassolino e via marrazzo. ci vuole rinnovamento, basta coi signori delle tessere
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