mercoledì 26 marzo 2008

IL COMPROMESSO STORICO: LA NASCITA DEL PD


Il neonato Partito Democratico (PD) è ancora largamente sconosciuto all’estero. Questo articolo intende informare gli italiani in Scozia, descrivendo che cos’è il PD e quali sono le sue origini.
La creazione del PD è un evento storico di collaborazione politica per il bene dell’Italia. Si fonda sui principi della democrazia e della laicità dello stato. Si ispira alla Costituzione della Repubblica nata dalla resistenza antifascista. Si batte per l’universalità dei diritti umani, per le pari opportunità e per una società aperta a favore dell’emancipazione sociale. Promuove l’accesso universale al sapere e lo sviluppo sostenibile. E’ per il rispetto e la promozione dell’equità sociale e la riforma del welfare. Si impegna anche a costruire un’Europa unita, ma un’Europa che trae la sua identità dalle diversità. Vuole un’Italia moderna e meno frammentata, con il rilancio dello sviluppo del Mezzogiorno e delle infrastrutture.

Personalmente, mi piace pensare che il PD sia l’attuazione di un pensiero moderno ideato da due uomini che furono di estrema importanza per il nostro paese. Il compromesso storico, in cui Aldo Moro ed Enrico Berlinguer avevano creduto, avviene 30 anni dopo con il PD.
Negli anni ‘70, Aldo Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana (DC), vedeva in Enrico Berlinguer, allora segretario del Partito Comunista Italiano (PCI), una leader rispettabile con il quale aprire il dialogo. Berlinguer, da parte sua, vedeva l’apertura di Moro come un’opportunità per il PCI di poter finalmente arrivare al governo. Purtroppo le negoziazioni per creare un governo capeggiato da Giulio Andreotti, esponente della DC, ma a cui il PCI avrebbe fornito appoggio esterno, fallirono nel 1978. Troppi personaggi sgraditi al PCI entrarono a fa parte del governo Andreotti e Berlinguer fu costretto a ritirare l’appoggio del suo partito. In seguito la situazione precipitò con il rapimento ed uccisione di Moro da parte delle Brigate Rosse. In risposta a questo fatto, Berlinguer capì che l’appoggio al governo era divenuto necessario per il bene dell’Italia e il PCI ne votò la fiducia. Questo atto fu pressoché ignorato da Andreotti. Berlinguer e Moro non furono capiti da molti dei loro contemporanei e durante i decenni successivi il loro progetto del compromesso storico non poté continuare.

Gran parte degli esponenti del PCI confluì nel Partito Democratico della Sinistra (PDS) nel 1991 e nel 1994 la DC si sciolse formando il Partito Popolare Italiano (PPI).
Successivamente i due partiti formarono due nuove conglomerazioni. I Democratici di Sinistra (DS) nacquero nel 1998 dalla conglomerazione del PDS ed altri partiti minori di estrazione socialista, ambientalista, repubblicana e cristiano-sociale. La Margherita si formò dalla conglomerazione del PPI con partiti di matrice liberale e democratica.

Solo alla fine del 2007 nasce il PD, di cui le due maggiori correnti iniziatrici sono i DS e la Margherita. Questa è, per me, l’eredità di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro. Si dice spesso che la politica di oggi serve a cambiare il domani. Credo che anche se l’Italia abbia dovuto aspettare 30 anni per il cambiamento, possiamo dire oggi che ce l’abbiamo fatta! Qualsiasi sarà l’esito di queste elezioni, con il progetto del PD «ancora una volta scriveremo una pagina di storia di questo paese» (Fassino).

Marzia Ballardin

10 commenti:

panciuto ha detto...

Brava Marzia, condivido in pieno le tue idee, io che in parte le ho vissute in prima persona, sono felice di ritrovarle scritte dopo 30 anni, complimenti per lo sforzo, teneteci informati!

Anonimo ha detto...

Marzia,complimenti per l'articolo!!!!! Era esattamente quello che ci voleva per questa campagna elettorale!!!!!!

Elisabetta Cacioppo ha detto...

Cara Marzia, ho letto il tuo commento sul blog del PD di Varese. Grazie per il vostro impegno in terra di Scozia! E se ti capitasse di passare da Varese, sarà un piacere per me poterti conoscere. A presto. Betta

Marzia Ballardin ha detto...

Grazie Elisabetta,
vi verró sicuramente a visitare. Intanto mi tiene informata il mio vecchio, Roberto, dalla sezione di Germignaga sulle attivitá locali.

Anonimo ha detto...

Ciao Marzia,
permettimi di darti del tu anche se non ci conosciamo, non voglio fare la parte "dell'avvocato del diavolo" ma essendomi stato presentato questo blog come aperto alla discussione ed essendo io un "sostenitore" del dialogo vorrei dire qualcosa sul tuo articolo riguardante il compromesso storico. Senza offesa alcuna ma la tua associazione tra il compromesso storico DC-PCI (Moro-Berlinguer) e neo-formazione PD (Veltroni-Rutelli & Co.) mi sembra un pò banale e superficiale oltre ad essere anche riduttivo nei riguardi PD stesso. Cercherò di dire brevente il perchè.
Per il PCI di Berlinguer il compromesso storico doveva essere un'alleanza storica tra due soggetti distinti, e non una fusione come quella del PD. Voleva un nuovo compromesso per riformare lo Stato sociale sul modello della socialdemocrazia europea e poter infine dimostrare che anche un Partito Comunista poteva essere affidabile e sicuro in un governo occidentale (da qui anche il totale rifiuto di Berlinguer alla trattativa durante il sequestro Moro) "sdoganandosi" dal peso di essere un figlioccio dell'URSS.
Anche per la DC di Aldo Moro (non per il resto del partito) il compromesso storico non voleva essere un governo insieme ai comunisti. In quel momento di crisi, volevamo ricreare l'unità costituzionale del 1947, per poter governare e dimostrare una compattezza generale dello Stato in un momento di crisi sociale e politica sia interna (pericoli di golpe e prime crisi economiche dopo gli anni '60) che esterna (BR e terrorismo di destra con l'appoggio di pezzi delle Istituzioni Italiane). Inoltre il tentativo della DC era di condizionare ancora di più il PCI ad allontanarsi dall'Unione Sovietica. L'obiettivo insomma non era di fare delle liste comuni tra DC e PCI e presentarsi insieme agli elettori ma un tentativo, magari coraggioso, di uscire dal momento di stagnazione politica tramite una alleanza come si direbbe oggi di "desistenza".
Infine il compromesso storico fallì non tanto e non solo per i tragici fatti da te ricordati che fecero slittare l'accordo da "compromesso storico" a "governo di solidarietà nazionale" (che gestì malamente il sequestro Moro) ma sopratutto perchè il compromesso storico è stato l'esito di una visione politicistica della società italiana, dove i vertici dei partiti hanno perso contatto con le sue trasformazioni e persero l'occasione di attuare delle riforme intellettuali e morali di questo paese e dei partiti.
Ora non credo che il PD abbia queste motivazioni ormai datate alla sua origine, ma sia piuttosto il tentativo di formare un nuovo organismo che abbia un'identità di base unica e che serva non tanto per superare una crisi momentanea ma per creare "un'ampia base democatica di consenso". Le urne poi decideranno se ciò sarà giusto o no ma credo che ci sia una grossa differenza tra ciò che era la visione politica e sociale del compromesso storico degli anni '70 e la formazione del PD oggi.
Spero di essere stato abbastanza chiaro e di avere una tua risposta.
A presto
Ivan

Marzia Ballardin ha detto...

Ciao Ivan,
Mi ha fatto piacere trovare il tuo commento. Hai fatto bene a precisare che il PD è qualcosa di diverso dal compromesso storico che cercavano di ottenere Moro e Berlinguer. Forse avrei dovuto farlo io nel mio articolo. Quello che intendevo veramente dire è che il loro primordiale tentativo di dialogo ha certamente contribuito ed ha iniziato l’idea del PD proposta decenni più tardi. Da parte mia, non credo però che il PD abbia come obbiettivo il creare un’identità unica di base, ma che abbia al suo interno tante identità che condividono alcune idee essenziali. Creare un’identità unica di base su ogni principio significherebbe cancellare la storia delle correnti che formano il PD. Personalmente spero che questo non avvenga in quanto sono convinta che dalla storia si possa soltanto imparare e rimango fiera di quello che si è compiuto in passato. Come ho già detto in altri commenti nel blog, deve per me essere chiaro che il PD non aspiri a diventare un partito simile ai New Labour qui nel Regno Unito soltanto per attrarre consensi. Se così fosse, dovrò rivedere le mie opzioni.
Spero che la mia risposta sia abbastanza esaustiva, ma se non ho chiarito qualcosa, ti prego di farmelo notare. Grazie.

Anonimo ha detto...

Ciao Marzia,

grazie per a tua risposta più che esaustiva, solo una precisazione: come identità di base unica mi rifeirvo più all'organizzazione del partito che ovviamente alle diverse entità-culture-storie che formano il partito stesso.
Infine mi auguro anch'io che il PD non diventi un new labour italiano!
Ivan

Marzia Ballardin ha detto...

Grazie Ivan per il tuo commento. Le precisazioni che hai fatto sono importanti per la crescita del nostro blog :)

Anonimo ha detto...

Certo l'ultima citazione di Fassino, mi ha buttato un po' giu'. A me la pagina di storia scritta prima non e' che mi sia andata molto a genio.Insomma mi pare tanto che lo scrittore sia lo stesso, e secondo me non sapeva piu' scarabocchiare che scrivere.
Speriamo bene ma mi sto abituando all'eterno ritorno.
Mi fa piacere comunque il vostro entusiasmo
thomas, glasgow

Marzia Ballardin ha detto...

Ciao Thomas,
potresti elaborare su quello che non ti piaceva? Potrei risponderti meglio. Grazie per averci seguito :)